I mini reattori nucleari potrebbero essere il futuro dei data center
Un modo più ecologico per alimentare gli hardware più energivori?
Secondo alcune fonti, l'energia nucleare potrebbe presto essere un'opzione valida per fornire energia pulita ad alcuni dei più grandi data center del mondo.
Gli analisti della società di ricerca tecnologica Omdia sostengono che i reattori modulari compatti, noti come SMR, potrebbero diventare uno standard negli anni a venire, fornendo ai data center un'alternativa ecologica all'approvvigionamento energetico dalla rete.
Tali reattori sono utilizzati da molti anni in alcuni settori industriali, come l'alimentazione dei sottomarini della Marina statunitense, che dispone di oltre 80 mezzi navali alimentati da tale tecnologia.
Potenziale energetico
Gli SMR producono molta meno energia rispetto agli impianti nucleari standard, misurata in megawatt anziché in gigawatt.
Abbiamo parlato con The Register, e uno dei coautori della notizia, Alan Howard, ha dichiarato che ottenere una cifra precisa del consumo energetico dei data center utilizzati dai fornitori di cloud storage è difficile, dal momento che non è sempre facile ottenere tali dati.
Un data center tipico su larga scala può utilizzare 125 MW di energia, il che significa che sarebbero necessari quattro SMR da 35 MW ciascuno.
Un problema, tuttavia, è rappresentato dalla quantità di spazio necessaria per ospitare gli SMR, che in genere richiedono circa 200.000 metri quadrati. Ciò significa che sarebbero realmente praticabili solo nei siti dei data center più grandi. Per questo motivo, sarebbe consigliabile l'uso per le co-location che richiedono più di 100 MW.
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Tuttavia, Howard suggerisce anche che i centri più piccoli potrebbero collaborare con altri settori locali al fine di utilizzare l'energia in eccesso. Inoltre, ha affermato che anche i reattori più piccoli, noti come micro-reattori, potrebbero essere utilizzati per l'alimentazione di riserva dei data center, in sostituzione delle batterie e dei generatori diesel utilizzati attualmente.
Un'altra fonte di preoccupazione, in ambito nucleare, è la sicurezza. Howard e il suo coautore Vladimir Galabov sostengono che, grazie alle dimensioni ridotte, gli SMR sono molto meno rischiosi, inoltre, in questo ambito sono stati risolti alcuni problemi di progettazione e sicurezza che riguardano i reattori più datati.
Resta comunque un altro aspetto negativo: le scorie. I sottoprodotti radioattivi rimangono a lungo e sono altamente tossici. Inoltre, non c'è modo di smaltirli, se non immagazzinandoli in barili a tempo indeterminato.
Sebbene gli SMR non necessitino di rifornimenti frequenti (attualmente possono essere effettuati ogni 10 anni) e che i progetti più recenti possano arrivare a 30-40 anni, è stato riscontrato che gli SMR producono una quantità di scorie 35 volte superiore rispetto alle centrali nucleari più grandi.
Ciononostante, l'ottimismo resta ancora vivo nei confronti degli SMR. Sul fronte dei costi, NuScale, una startup che si occupa di SMR, stima che tra qualche anno i suoi reattori costeranno tra i 40 e i 65 dollari/MWh nel corso del loro ciclo vitale, avvicinandosi ai costi dell'eolico e del gas naturale, ma appena dietro al solare.
Tuttavia, l'EIA (agenzia per l'informazione sull'energia) degli Stati Uniti prevede che nei prossimi decenni l'eolico e il gas naturale aumenteranno, mentre il solare rimarrà invariato, rendendo gli SMR più favorevoli al confronto.
La fiducia negli SMR sembra essere relativamente forte, visto che la Nuclear Regulatory Commission ha dato il via libera al loro utilizzo negli Stati Uniti. Tuttavia, secondo Howard, il loro utilizzo potrebbe essere ancora lontano un decennio, secondo le letture più ottimistiche. Realisticamente, ha ipotizzato che il loro utilizzo nei data center richiederà 10-15 anni in più.
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