Intel avverte: l’accordo con il Governo USA può pesare sulle vendite estere
Con Washington pronta a rilevare il 10% del colosso dei chip, il rischio è che nuove regole e dazi frenino il business internazionale.
Il prossimo accordo di partecipazione del Governo USA in Intel potrebbe avere ripercussioni significative sui rapporti dell’azienda con clienti e governi stranieri, soprattutto se amplificato dalle politiche commerciali e tariffarie imprevedibili di Donald Trump, ha ammesso la stessa compagnia.
Secondo quanto riportato, il Governo statunitense acquisirà una quota del 10% di Intel attraverso una combinazione di sovvenzioni non rimborsabili del CHIPS Act e altri finanziamenti, per un valore complessivo stimato di circa 8,9 miliardi di dollari.
In cambio, Intel consegnerà a Washington circa 433 milioni di azioni, con un controvalore compreso tra i 10 e gli 11 miliardi di dollari.
Intel could be affected by its US ownership
La parte più delicata riguarda il business estero: circa il 76% dei ricavi fiscali 2024 di Intel proviene infatti dai mercati internazionali, tra cui Cina, Singapore e Taiwan.
Con il Governo USA come azionista, Intel potrebbe trovarsi esposta a leggi sui sussidi esteri, nuove regolamentazioni, cause legali, pressioni politiche e resistenze da parte dei competitor, fattori che rischiano di ostacolare pesantemente le vendite fuori dagli Stati Uniti.
«Avere il Governo degli Stati Uniti come azionista significativo potrebbe sottoporre la società a regolamentazioni, obblighi o restrizioni aggiuntive, come le leggi sui sussidi esteri o altre normative, in altri Paesi», ha scritto Intel in un documento depositato alla SEC. L’azienda ha inoltre evidenziato che gli interessi del Governo potrebbero non riflettere quelli degli azionisti attuali, e che i suoi «poteri sostanzialmente aggiuntivi» potrebbero impedire a Intel di perseguire «future operazioni strategiche» a beneficio dei soci.
Il presidente Donald Trump ha accolto positivamente l’accordo, sostenendo che abbia generato 11 miliardi di dollari per gli USA a costo zero. «HO PAGATO ZERO PER INTEL, VALE CIRCA 11 MILIARDI DI DOLLARI. Tutto va agli USA», ha scritto su Truth Social, aggiungendo che l’intesa renderà il Paese «sempre PIÙ RICCO» e creerà «più posti di lavoro per l’America!!!».
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«È difficile prevedere tutte le possibili conseguenze», ha concluso Intel.
Nel frattempo, l’azienda ha registrato nell’ultimo trimestre ricavi stabili su base annua a 12,9 miliardi di dollari, sotto la guida del nuovo CEO Lip-Bu Tan.
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.