Dark data: La minaccia invisibile per la sicurezza aziendale
I dark data pongono rischi invisibili, minacciando la sicurezza, la conformità e l'innovazione

Le grandi aziende si basano sui dati. Questa forza invisibile alimenta l'innovazione, guida le decisioni e conferisce un vantaggio competitivo. Dalla comprensione delle preferenze dei clienti all'ottimizzazione delle operazioni, i dati rappresentano la chiave per ottenere intuizioni in ogni settore di un'organizzazione.
Negli ultimi decenni, il luogo di lavoro è stato trasformato dalla digitalizzazione. Il lavoro intellettuale, che un tempo si svolgeva su carta, oggi esiste principalmente sotto forma di file digitali distribuiti in archivi e sistemi aziendali. Questa evoluzione ha dato alle imprese accesso a enormi quantità di informazioni, accelerando processi e consolidando posizioni di mercato.
Tuttavia, questa rivoluzione basata sui dati porta con sé una sfida meno visibile, ma altrettanto significativa, che molte organizzazioni stanno appena iniziando a riconoscere: i dark data. Gartner definisce questi dati come le informazioni raccolte, elaborate e archiviate dalle aziende durante le loro normali attività, ma che rimangono inutilizzate per altri scopi.
Cosa rende i dark data così insidiosi?
I dark data spesso includono la proprietà intellettuale e le informazioni riservate più delicate di un'azienda, trasformandoli in una potenziale bomba a orologeria per violazioni della sicurezza e problemi di conformità. A differenza dei dati gestiti attivamente, i dark data rimangono in secondo piano, non protetti e spesso dimenticati, ma accessibili a chi sa dove cercare.
L'entità del problema è preoccupante: secondo Gartner, fino all'80% dei dati aziendali rientra nella categoria dei dark data, rappresentando una vasta riserva di potenziale inutilizzato e rischi latenti.
Un esempio sono le informazioni derivanti dalle valutazioni annuali delle prestazioni. Mentre i dati ufficiali vengono archiviati nei software HR, molte altre informazioni sensibili finiscono in archivi secondari: fogli di calcolo informali, thread di e-mail, note di riunioni, bozze di revisioni, autovalutazioni e feedback tra colleghi. Questo insieme sparso e spesso trascurato offre una chiara immagine della natura complessa e dei pericoli insiti nei dark data all'interno delle organizzazioni.
Una singola violazione che metta a rischio queste informazioni potrebbe comportare gravi conseguenze: responsabilità legali e multe per la gestione inadeguata dei dati personali, perdita di fiducia da parte dei dipendenti, potenziali cause legali, vantaggi competitivi compromessi in caso di divulgazione di piani strategici o dettagli sugli stipendi, e danni alla reputazione con ripercussioni su assunzioni e fidelizzazione del personale.
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Le conseguenze indesiderate dell'IA
L'intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il modo in cui le aziende gestiscono i dark data, offrendo opportunità significative ma introducendo anche nuovi rischi. I modelli linguistici avanzati sono ora in grado di esplorare enormi quantità di dati non strutturati, rendendo accessibili informazioni che prima erano inutilizzabili e traducendole in preziosi spunti operativi.
Questi sistemi possono analizzare una vasta gamma di fonti, tra cui e-mail, trascrizioni di riunioni, post sui social media e registri del servizio clienti. Attraverso queste analisi, riescono a identificare schemi, tendenze e connessioni che potrebbero sfuggire a un'osservazione umana, migliorando il processo decisionale, ottimizzando le operazioni aziendali e supportando l'innovazione.
Tuttavia, questa capacità di accedere e analizzare i dark data introduce rischi crescenti per la sicurezza e la privacy. Quando l'intelligenza artificiale estrae informazioni sensibili da angoli trascurati dell'ecosistema digitale di un'azienda, apre nuovi scenari per potenziali violazioni dei dati e problemi di conformità. Inoltre, i dati resi accessibili dall'intelligenza artificiale sono spesso soggetti a controlli interni di accesso poco restrittivi, rendendoli più vulnerabili.
Con l'aumento delle competenze di questi sistemi nell'integrare informazioni frammentate, emergono intuizioni che potrebbero non essere destinate a una diffusione generalizzata. Questo non solo solleva preoccupazioni legate alla privacy, ma può anche favorire un uso improprio delle informazioni sensibili o personali, mettendo a rischio la reputazione e la fiducia dell'organizzazione.
Come combattere questo problema crescente
La chiave per una gestione efficace dei dark data risiede nella comprensione del loro contesto: sapere da dove provengono, chi li ha manipolati e in che modo sono stati utilizzati.
Un esempio chiarisce l'importanza del contesto: un semplice foglio di calcolo potrebbe sembrare innocuo, ma se è stato creato dal direttore finanziario, condiviso con il consiglio di amministrazione e frequentemente consultato durante le riunioni trimestrali sugli utili, diventa immediatamente un documento altamente critico e potenzialmente sensibile.
Per ottenere questa comprensione contestuale, è essenziale implementare il data lineage. Questa pratica consente di tracciare l'intero ciclo di vita dei dati, comprendendone l'origine, i trasferimenti e le trasformazioni. Fornisce una visione chiara del flusso dei dati all'interno dell'organizzazione, evidenziando chi vi ha accesso e come vengono utilizzati.
Adottando solide pratiche di lineage, le aziende possono localizzare i loro dati più sensibili, capire come vengono gestiti e prevenire eventuali utilizzi impropri. Integrando l'analisi dei contenuti basata sull'intelligenza artificiale con il tracciamento del lineage, le organizzazioni possono identificare rapidamente i dark data e adottare misure proattive per evitare che informazioni critiche vengano compromesse o sottratte.
Nato nel 1995 e cresciuto da due genitori nerd, non poteva che essere orientato fin dalla tenera età verso un mondo fatto di videogiochi e nuove tecnologie. Fin da piccolo ha sempre esplorato computer e gadget di ogni tipo, facendo crescere insieme a lui le sue passioni. Dopo aver completato gli studi, ha lavorato con diverse realtà editoriali, cercando sempre di trasmettere qualcosa in più oltre alla semplice informazione. Amante del cioccolato fondente, continua a esplorare nuove frontiere digitali, mantenendo sempre viva la sua curiosità e la sua dedizione al settore.