Molti lavoratori del settore tecnologico si licenzieranno nei prossimi sei mesi

A man working on a laptop in his kitchen and checking his smartphone.
(Immagine:: Vlada Karpovich / Pexels)

Secondo una nuova indagine condotta da Ivanti su un campione di circa 1.800 professionisti e senior manager di tutto il Regno Unito, i lavoratori del settore tecnologico sono tra i più propensi a licenziarsi e cambiare lavoro entro la fine del 2023.

Secondo lo studio, i professionisti del settore IT hanno una probabilità 1,4 volte maggiore di "abbandonare il lavoro" rispetto a chi svolge altre professioni. Molti di questi sono così convinti di cambiare lavoro da svolgere i loro attuali incarichi al minimo sindacale mentre esplorano altre opportunità lavorative.

Questo avviene mentre continuano i licenziamenti su larga scala nel settore tecnologico, ancora frequenti ma neanche lontanamente paragonabili a quelli dell'inizio del 2023. Gli ultimi dati pubblicati da layoffs.fyi indicano che nel solo 2023 (nel Regno Unito) più di 222.000 lavoratori del settore tecnologico hanno perso il lavoro e la situazione è molto simile a livello globale.

Cambio di paradigma

Le ragioni per cui un numero così elevato di IT voglia cambiare lavoro non è del tutto chiaro. Per alcuni il movente potrebbe essere la paura di vivere in una posizione di precarietà dovuta all'avvento dell'intelligenza artificiale, già responsabile di un'ondata clamorosa di licenziamenti, con la conseguente ricerca di una posizione stabile, che possa garantire un futuro professionale e delle basi sulle quali creare una propria tranquillità economica.

Altri stanno lottando per soddisfare le crescenti richieste dei datori che, al netto di una riduzione del personale, pretendono lo stesso volume produttivo di sempre. Lo studio Ivanti ha rilevato che quasi tre quarti (73%) degli addetti alla sicurezza informatica e alle tecnologie dell'informazione hanno riscontrato un aumento dei carichi di lavoro, e un gran numero di loro è andato in burnout.

Per chi non lo sapesse Il burnout è una sindrome legata allo stress lavoro-correlato che porta il soggetto all'esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi (ad es. apatia, nervosismo, irrequietezza, demoralizzazione) che possono associarsi a problematiche fisiche (cefalea, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali etc.).

Un altro indicatore è rappresentato dai quattro intervistati su cinque (84%) che hanno dichiarato di voler continuare a lavorare da remoto almeno in parte. Negli ultimi mesi, molte aziende si sono espresse negativamente in merito al lavoro da casa suscitando la rabbia di molti dipendenti ormai abituati a questa routine.

Ad esempio, i lavoratori di Google Cloud si sono lamentati della politica aziendale di condivisione della scrivania che impone di lavorare in ufficio almeno due giorni a settimana, alternandosi con un collega. Al contempo i dipendenti Amazon hanno protestato contro il rinnovato mandato di rientro in ufficio dell'azienda.

Se a questo si sommano degli stipendi raramente superiori alla media è facile capire perchè un numero consistente di lavoratori specializzati sta pensando di cambiare lavoro.

Fonte: The Register

Marco Silvestri
Senior Editor

Marco Silvestri è un Senior Editor di Techradar Italia dal 2020. Appassionato di fotografia e gaming, ha assemblato il suo primo PC all'età di 12 anni e, da allora, ha sempre seguito con passione l'evoluzione del settore tecnologico. Quando non è impegnato a scrivere guide all'acquisto e notizie per Techradar passa il suo tempo sulla tavola da skate, dietro la lente della sua fotocamera o a scarpinare tra le vette del Gran Sasso.

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