App di tracciamento dei contatti: cosa sono e a cosa servono

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(Image credit: Shutterstock)

La pandemia da Covid-19 ha portato allo sviluppo di un nuovo tipo di applicazioni, note come app di tracciamento dei contatti, e probabilmente ne avete già sentito parlare.

In parole povere, queste consentono agli utenti di scoprire se sono entrati in contatto con qualcuno risultato positivo al coronavirus, garantendo l'anonimato da entrambe le parti.

Sono molti gli Stati che stanno pianificando l'utilizzo di app di tracciamento dei contatti (in alcune aree queste sono già in funzione), tuttavia l’adozione delle stesse varia da un Paese all'altro.

Di seguito, vi forniremo una panoramica sul funzionamento delle app di tracciamento dei contatti e su come l'Italia sta gestendo la situazione.

Cosa fanno le app di tracciamento dei contatti?

Il contact tracing consente di identificare le persone che potrebbero aver contratto il virus attraverso una serie di domande relative ai luoghi e alle persone frequentate.

Con il Covid-19 la sfida si fa più ardua, considerando l'elevata possibilità di contagio e la facilità con la quale il virus si diffonde. In generale, queste app tengono traccia della posizione dell’utente e sono eseguite in background sullo smartphone. Se qualcuno con cui siete entrati in contatto risultasse positivo al coronavirus, l'app vi avviserebbe, permettendovi di auto-isolarvi e richiedere un test per la vostra sicurezza e quella del prossimo.

Si tratta di un metodo utile per rintracciare chi ha contratto il virus e garantire la sicurezza della comunità. Detto questo, l’efficacia di questo tipo di app è soggetta anche al numero di utenti che le utilizzano.

E in Italia? 

Nel nostro Paese, il Ministero della Salute ha optato per un’app che al momento è conosciuta con il nome ''Immuni''. Questa è stata sviluppata da Bending Spoons (con il supporto di Apple e Google) e dovrebbe essere disponibile per essere utilizzata il 15 maggio. In seguito, sarà testata in alcune regioni per un paio di settimane.

Quest’app non sfrutta il GPS: infatti non usa alcuna geolocalizzazione, bensì il Bluetooth; si potrà scaricare su smartphone iOS e Android e il suo utilizzo non sarà obbligatorio per nessuno.

Quando due smartphone sui quali è installata l’app saranno vicini tra loro, Immuni registrerà la durata del contatto e la distanza tra i due dispositivi. 

Quando un operatore medico scopre che un soggetto è risultato positivo al coronavirus, questo fornirà al paziente un codice che potrà essere condiviso attraverso l’app. Qualora tale codice venisse condiviso, tutti coloro che sono entrati in contatto con l’infetto riceveranno una notifica e dovranno adottare misure idonee di sicurezza.

L'unica informazione che condividerà l'app con gli utenti sarà relativa alla data in cui è avvenuto suddetto contatto, per tutelare la privacy dei cittadini. In definitiva, Immuni potrebbe aiutare a combattere il contagio se utilizzata responsabilmente dai cittadini.

James Rogerson

James is a freelance phones, tablets and wearables writer and sub-editor at TechRadar. He has a love for everything ‘smart’, from watches to lights, and can often be found arguing with AI assistants or drowning in the latest apps. James also contributes to 3G.co.uk, 4G.co.uk and 5G.co.uk and has written for T3, Digital Camera World, Clarity Media and others, with work on the web, in print and on TV.