FinTech e i 5 falsi miti da sfatare sul futuro della finanza

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Oggi il mondo della finanza è in costante crescita, insieme alla tecnologia che ne è alla base. Tutto ebbe inizio nel 1886, anno in cui fu posato il primo cavo transatlantico per dare il via al fenomeno della globalizzazione finanziaria; a distanza di un secolo arrivarono le tecnologie ATM / ABM e, nel 1998, le banche istituirono i primi siti Web per effettuare transazioni di denaro online.

Molte cose sono cambiate da allora, ma l’impegno costante continua a dettare i ritmi dell’innovazione dell'industria "FinTech" (anche detta tecnofinanza), come testimonia ad esempio la diffusione sempre crescente del mobile banking tramite smartphone.

Negli ultimi 150 anni, la tecnologia e l'idea alla base di "FinTech" si sono trasformate radicalmente, cambiando il modo in cui intendiamo il settore finanziario. Possiamo affermare che, al giorno d’oggi, spendere, risparmiare e trasferire i nostri soldi tramite uno smartphone è un gioco da ragazzi.

Tuttavia l’Italia è in ritardo in termini di utilizzo degli strumenti FinTech, classificandosi soltanto al ventiduesimo posto tra i 27 principali mercati globali, secondo l'EY FinTech Adoption Index 2019; ciononostante il nostro paese resta davanti agli Stati Uniti, che non si posizionano oltre il ventiquattresimo posto. 

Cerchiamo ora di capire meglio quali sono i fattori che impediscono al popolo italiano di sposare nuovi modi di intendere la finanza; in generale, le persone tendono ad affrontare con molta prudenza questo genere di argomenti, specialmente quando si tratta di soldi; tuttavia questa diffidenza costituisce un ostacolo, impedendo ai consumatori di accedere a nuovi e utili servizi. 

Per cercare di diradare le nubi attorno al concetto di FinTech, forse abbiamo bisogno di sfatare alcuni errati luoghi comuni.

Non ho idea di cosa significhi FinTech

La parola FinTech (nata dall'unione di finanza e tecnologia) è ancora sconosciuta alla maggior parte della popolazione, almeno in proporzione al numero di consumatori che si rivolge agli strumenti economici tradizionali, messi a disposizione dalle grandi banche ormai già da qualche secolo a questa parte. 

FinTech apporta modifiche in termini di accessibilità al denaro, lasciando inalterate le modalità di gestione delle finanze. Ecco un esempio pratico: i bonifici sono nati nel XIX secolo, ma ora è possibile trasferire denaro a vostro cugino negli Stati Uniti comodamente tramite smartphone. 

Allo stesso modo di come non è più necessario doversi recare fisicamente presso una succursale bancaria per effettuare un trasferimento di denaro, FinTech mette a disposizione degli utenti nuovi strumenti di accesso alla finanza, sull’onda dell’evoluzione tecnologica che non cessa di andare avanti. 

FinTech non ha regole

Un’altra idea sbagliata è quella che sostiene che i FinTech non siano regolamentati. Ciò non è vero, in quanto la legislazione regola le relazioni commerciali tra le società FinTech e i loro clienti, in nome di protezione e sicurezza. Le normative includono le regole relative a contratti online, dichiarazioni false, fuorvianti o ingannevoli e pratiche sleali.

Oggi molte banche e istituti finanziari hanno adottato FinTech per migliorare le funzioni di back-office e fornire ai clienti prodotti e servizi più convenienti. Le società FinTech che operano in maniera autonoma possono offrire qualcosa in più rispetto alle banche tradizionali in termini di fiducia e trasparenza. 

È questo il caso di società FinTech come Transfer Wise, che fornisce un servizio per trasferimenti di denaro all'estero basato sul tasso di cambio reale (ovvero senza sovrapprezzi o commissioni nascoste), N26, che mette a disposizione dell’utente un’interfaccia online per gestire le operazioni bancarie in maniera esclusivamente telematica, e Revolut, che rende più semplici i pagamenti online e all’estero per mezzo di una carta di credito totalmente gratuita.  

È attraverso la trasparenza che FinTech si impegna a rafforzare il legame di fiducia con i consumatori . Dunque, il solido quadro normativo e l’affiliazione con istituzioni finanziarie affermate rendono FinTech una tecnologia che è tutto fuorché priva di regole.

La tecnologia FinTech è destinata a fallire

Fallimento non è una parola che si sente spesso nel settore finanziario e FinTech non fa eccezione.

Prendiamo in esempio i pagamenti digitali: questi continuano ad essere integrati nei servizi anziché essere offerti come prodotto autonomo. Di conseguenza, molte grandi banche collaborano attivamente con le società FinTech per estendere tali servizi ai propri clienti. 

Ciò accade in Europa e nel mondo: basti pensare che la società TransferWise è recentemente diventata la prima “non banca” a far parte del Faster Payments Scheme (FPS) del Regno Unito e del servizio di trasferimento di denaro del gruppo BPCE in Francia.  

Si tratta soltanto di alcuni dei tanti esempi possibili, infatti la tecnologia FinTech non è destinata al fallimento, grazie alla sua capacità di fornire preziosi miglioramenti ai servizi bancari e, in alcuni casi, di sostituirsi a essi. 

I miei dati non sono al sicuro

È giusto che i consumatori prestino una certa attenzione alla questione legata alla sicurezza dei propri dati personali, ma ciò non dovrebbe ostacolare la scelta di provare i servizi FinTech. 

A causa della grande mole di informazioni personali raccolte e archiviate dalle società FinTech, molte di queste hanno optato per l’adozione di misure di sicurezza simili a quelle di una banca tradizionale. 

Inoltre, i consumatori possono tutelarsi affidandosi a società FinTech che offrono solide politiche sulla privacy e sistemi di crittografia avanzati, oltre a condurre regolari valutazioni e audit sulla sicurezza.

Nella fattispecie, è questo il caso della società di tecnologia finanziaria Revolut, le cui policy e procedure sono progettate per proteggere la riservatezza e la sicurezza delle informazioni degli utenti. Queste sono archiviate in server di terze parti situati in data center sicuri, protetti da sofisticati firewall e con accesso limitato, tutte misure conformi alle normative vigenti. Tutti i dati trasmessi tra le app di Revolut per dispositivi mobili sono crittografati con tecnologia SSL a 2048 bit. 

FinTech è un servizio riservato agli economisti

Non c’è nulla di più sbagliato di questa affermazione: il principale punto di forza di qualsiasi azienda FinTech è rendere le finanze più semplici, convenienti, trasparenti e personalizzate.

Molte persone sono convinte che FinTech sia disponibile soltanto tramite dispositivi mobili e che quindi sia necessario avere uno smartphone per accedere a questo tipo di servizi; tuttavia queste persone non sanno che le piattaforme FinTech sono disponibili anche su PC.

Ad esempio, il conto bancario 100% digitale dell’istituto di credito N26 è gestibile totalmente dall'applicazione per smartphone (Android e iOS) e permette di fare praticamente tutto ciò che si fa con un conto corrente tradizionale. La carta prepagata N26 è a costo zero ed è particolarmente indicata per i giovani e anche per chi non riceve entrate fisse; inoltre è esente dall’imposta di bollo fino ad una giacenza media di €5000 e non presenta nessuno dei costi fissi delle banche tradizionali. 

Nella maggior parte dei casi, il servizio clienti di una società FinTech risulta più affidabile rispetto a quelli di una banca tradizionale, fornendo una priorità all'accesso di 24 ore su 24 e consentendo ai clienti di interagire su più canali e non soltanto di persona o al telefono. 

Dunque, FinTech è in costante e rapido sviluppo e noi auspichiamo che, una volta superate le paure derivanti dai falsi miti di cui sopra, i consumatori abbiano le idee più chiare riguardo la convenienza e il valore aggiunto che un servizio basato sulla tecnofinanza è in grado di offrire.

(Image courtesy of CafeCredit.com)

Andrew Boyajian

Andrew Boyajian is the Head of Banking for North America at TransferWise. He has over thirteen years of experience in payments and banking. He has been around the world to headquarters and satellite offices, and he has worked with both large multinationals and venture capital-backed startups. As broad as that range is, there's a simple truth: every company needs to understand its business and its customers.